sabato 11 ottobre 2008

LA FABBRICA DI CIOCCOLATO di Roald Dahl

Salani
Prezzo: 12 euro
Letto a: svariate volte dall'età dell'infanzia

Un bel giorno la fabbrica di cioccolato Wonka dirama un avviso: chi troverà i cinque biglietti d'oro nelle tavolette di cioccolato riceverà una provvista di dolciumi bastante per tutto il resto della sua vita e potrà visitare l'interno della fabbrica, mentre un solo fortunato tra i cinque ne diventerà il padrone. Chi sarà il fortunato? Per scrivere questo libro, Roald Dahl si avvalse di un suo ricordo: quando era un ragazzino di tredici anni, frequentava una scuola accanto alla quale sorgeva una fabbrica di cioccolato che si serviva degli alunni come "assaggiatori"...



Aspettando di portare a termine le molte (troppe) letture a cui mi sto dedicando in questi giorni, vi regalo una recensione su un libro della nostra (credo) infanzia: La fabbrica di cioccolato di Rohal Dahl.

La storia la conosciamo, c’è questo signore, Willy Wonka, che ha una fabbrica di dolci da sogno, in cui un giorno, grazie a una botta di culo clamorosa, finisce il piccolo Charlie, insieme ad altri quattro bambini.

Okay, so che Willy Wonka è un eroe della nostra infanzia come lo sono Mago Merlino, Sailor Moon, Paperinik, Capitan Harlock, Hulk Hogan eccettera eccetera. Ma siamo sinceri: è uno stronzo patentato.

Innanzitutto, Charlie non può permettersi di comprare il cioccolato di Willy Wonka perché è troppo costoso; la sua famiglia deve risparmiare e sudare un sacco per regalargli una tavoletta di cioccolato all’anno, il che significa che è carissimo. A ben guardare, gli altri bambini che trovano i biglietti e consumano abitualmente il cioccolato Wonka sono tutti dei riccastri (Veruka è figlia di aristocratici, Augustus è grassissimo e dunque non può non essere di famiglia ricca, Mike è circondato da congegni elettronici all’ultimo grido, ecc.), se ne deduce dunque che il cioccolato Wonka è un cioccolato d’élite che solo i ricchi possono permettersi, mentre ai poveri si suggerisce allegramente di attaccarsi al tram.

In secondo luogo, Willy Wonka licenzia in tronco tutti i suoi operai, compresi quelli che lavorano per lui da una vita (tipo il nonno di Charlie), perché ha paura delle spie. Non si preoccupa minimamente del fatto che, avendo lavorato sempre per lui e dunque non avendo altro lavoro in mano se non quello di cioccolatieri, i suoi ex operai finiscano tutti in mezzo a una strada e siano costretti a fare la fame. La fabbrica Wonka spadroneggia sul mercato, quindi questi ex operai non vengono nemmeno assunti dalla concorrenza, visto che a imperare è sempre e comunque il cioccolato Wonka.

E poi vogliamo parlare della schiavizzazione degli Umpa Lumpa? Creature strappate alla loro terra natia per essere sfruttati nella fabbrica di cioccolato Wonka, costretti a fare i lavori più ridicoli (tra cui eseguire balletti)? Chi se la beve la storia che sono patiti dei chicchi di cacao, e che non trovandone nella loro terra (in mezzo alla natura selvaggia) hanno accettato con gioia di andare a lavorare come schiavi nella fabbrica di Willy Wonka (in piena metropoli)?! Diciamo pure che Wonka ha licenziato gli operai e ha ridotto in schiavitù gli Umpa Lumpa perché questi ultimi, essendo un popolo primitivo e non avendo coscienza dell’esistenza dei sindacati, non sanno neanche che il lavoro deve essere retribuito!
E non comincio nemmeno a parlare dei maltrattamenti agli animali e dei processi non proprio conformi alle norme igieniche che si svolgono nella sua fabbrica….

... e infine, se tutto questo scempio non fosse ancora sufficiente a suffragare il fatto che Willy Wonka è un tiranno capitalista, non vi viene da odiarlo semplicemente per il fatto che la sua maledetta fabbrica, ogni volta che se ne sente parlare, fa venire una voglia forsennata di mangiare chili di cioccolata, mandando così a rotoli la nostra faticosa dieta?!

Ma insomma Dahl, un po’ di rispetto…

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