mercoledì 22 ottobre 2008

MARGHERITA DOLCEVITA di Stefano Benni

Feltrinelli
Prezzo: 7, 50 euro
Letto a: Ottobre 2008

Margherita Dolcevita è una ragazzina che sa guardare il mondo. Le bastano un cuore appena difettoso e qualche chilo in più per aggiungere sale e ironia alla sua naturale intelligenza delle cose.
Compatisce con affetto le stramberie della sua famiglia, e volentieri si perde nel grande prato intorno alla sua casa, ultimo baluardo della campagna ormai contaminata dalla città e dimora della sua amica invisibile: la Bambina di polvere. Ma improvvisamente, come un fantasma di notte, di fronte alla casa di Margherita appare un cubo di vetro nero circondato da un asettico giardino sintetico e da una palizzata di siepi. Sono arrivati i signori Del Bene, i portatori del “nuovo”, della beatitudine del consumo. Amici o corruttori? La famiglia di Margherita cade in una sorta di oscuro incantesimo: nessuno resta immune. E su chi fa resistenza alla festa del benessere, della merce, del potere s’addensa una nube di misteriose ritorsioni. Margherita sospetta un piano diabolico ed è pronta a mettere in gioco la fantasia, la combattività, l’immaginazione per scoprire in quale abisso di colpevole stoltezza il suo piccolo mondo, e forse il mondo intero, sono precipitati.

Con un po’ di ritardo scrivo di Margherita Dolcevita, una recente perla di Stefano Benni.
Anche questo libro mi lascia un po’ perplessa, non come “La solitudine dei numeri primi”, ma almeno al pari di “Furia” di Rushdie. E probabilmente non sono la sola ed esserlo.

E’ un libro che trovo assolutamente eccelso fino a tre capitoli dalla fine. Margherita è semplicemente irresistibile, ha una parlata simpaticissima e s’inventa parole che molto spesso mi hanno fatto piegare in due dal ridere (tipo “cogliounay” e “tricotillando”). Benni ha un lessico strepitoso e crea periodi assolutamente geniali, di quelli che ti vorresti segnare su un bloc-notes per riciclarteli poi con gli amici (credo anche che lo farò).

Certo discorsi di Margherita, poi, mi hanno ricordato un sacco Irene (a cui consiglio la lettura di questo libro, non foss’altro per il gusto di dirmi se ho torto o ragione). Mi piace sempre quando un personaggio letterario assomiglia in qualche modo a una persona che conosco, perché così l’immedesimazione è molto più facile ed ho, come dire, la sensazione di aver azzeccato la scelta della lettura.

Insomma, per i tre quarti buoni del libro sono rimasta convinta di stare leggendo un libro assolutamente geniale, uno di quelli che riescono ad essere rivoluzionari parlando delle cose di sempre, ad essere originali trattando argomenti conosciuti (il tema della ragazzina di periferia un po’ bruttina che si confronta con il mondo).

La trama mi ha condotto a poche pagine dal finale in una sorta di esaltazione tachicardica, unita al dispiacere di dovermi separare da Margherita entro breve (non mi capita raramente, ma vabé). E poi leggo gli ultimi capitoli, e ci rimango male.
Cioè, non sembra più nemmeno lo stesso libro: tutto diventa labirintico, confuso, retorico. In breve, non si capisce un cazzo. E okay, l’ambiguità ha il suo fascino, anche in un libro in cui tutto è chiaro e limpido. Ma cavolo. Più che ambiguità, pare che Benni non abbia saputo trovare un finale degno del continuo crescendo emotivo di Margherita Dolcevita. Forse lo sviluppo è troppo eccezionale perché un qualunque finale possa reggere il confronto. Si sa che un finale “tiepido” rovina completamente un libro eccelso. Magari Benni ha optato per il finale semi-incomprensibile, in modo da salvaguardarsi da un rischio come questo.
O magari sono io che non ci ho capito un emerito. Ma vabè.

Leggetevi Margherita Dolcevita e fatemi sapere…

E ci sono periodi molto maperò nella vita. Il fiume degli eventi ristagna e non si sa quale direzione prenderà, e andiamo alla deriva in acque torbide. Poi l’acqua diventa limpida, il torrente scorre, e tutto torna trasparente…

Nessun commento: